Iraq, Partito Ba’ath denuncia escalation di arresti nei confronti dei suoi membri
Osservatorio Iraq, 21 settembre 2009
Il governo iracheno starebbe intensificando una campagna di arresti contro i ba’athisti, ex e non solo, che avrebbe assunto carattere di vera e propria escalation, in alcune zone vicine a Baghdad.
A lanciare l’accusa sono esponenti del partito Ba’ath (fuori legge dal maggio 2003), che sottolineano come gli arresti vadano intensificandosi nel clima di "parossismo" creato dalla crisi con la Siria.
Le forze di sicurezza "da quando è iniziata la crisi politica fra Baghdad e Damasco, alla fine del mese scorso [agosto], hanno lanciato una campagna brutale contro i ba’athisti, sia quelli che sono attualmente nell’organizzazione che quelli che l’hanno lasciata, nelle zone di Mahmudiya, Yusufiya, Radwaniya, Taji, e Abu Ghraib, nei dintorni di Baghdad", dice [in arabo] ad al Hayat Abu Wisam al Jashaami
Questa campagna - aggiunge il leader ba’athista, al telefono con il quotidiano arabo - ha preso di mira "tutti coloro che erano membri del partito Ba’ath o attivi nella sua organizzazione prima dell’occupazione Usa dell’aprile 2003 – con enfasi nei confronti di quei membri che avevano visitato la sorella Siria nella fase precedente ed erano tornati in Iraq".
Jashaami, che appartiene alla fazione del Ba'ath guidata dall’ex vice presidente iracheno Izzat Ibrahim al Duri, sottolinea che andare in Siria "adesso è diventato un crimine, nell’opinione del governo dell’occupazione": decine di persone, sostiene, sono state arrestate senza aver fatto nulla di male – né commesso reati, né crimini.
L’esponente ba’athista accusa il governo di non essere in grado di proteggere il popolo iracheno, e di risolvere le gravi crisi di Mosul e Kirkuk: e così, dice, il premier Maliki è felice di esportare la sua crisi fuori dal Paese.
[O.S.]
Fonte: al Hayat
Muntazer al-Zaidi vuole andare in Svizzera
BAGHDAD - Muntazer al-Zaidi, il giornalista iracheno divenuto celebre per aver scagliato le scarpe contro l'allora presidente statunitense George Bush, in un'intervista esclusiva con la televisione romanda TSR ha auspicato di poter venire in Svizzera, di cui ha ricordato la posizione neutrale allo scoppio della guerra in Iraq.
"La Svizzera ospita molte organizzazioni internazionali, alcune delle quali si battono a favore dei bambini", ha affermato al-Zaidi stando a un estratto dell'intervista, diffuso dal sito internet della TSR. Il giornalista ha aggiunto che la Svizzera "è un paese di grande tradizione democratica, un esempio per tutto il mondo".
Attentato a Latifiya, vittime
Tre persone sono morte e altre quattro sono rimaste ferite per l'esplosione di una bomba a Latifiya.
Iraq, Alleanze elettorali ancora in alto mare
di Ornella Sangiovanni Osservatorio Iraq, 21 settembre 2009
La grande coalizione nazionale con dentro tutte le maggiori forze politiche, il fronte ampio per la salvezza dell'Iraq con cui andare alle prossime elezioni parlamentari, si farà o non si farà?
Mentre il Paese celebra l' Aid el Fitr, la festività che conclude il Ramadan, il mese sacro per i musulmani, le notizie – e le dichiarazioni – continuano a rincorrersi, ma non è affatto chiaro cosa succederà.
Due sono gli interrogativi principali: Il premier Nuri al Maliki, e il suo partito – al Da'wa, entreranno nella Iraqi National Alliance (INA), la nuova coalizione sciita (che ora si dice nazionalista), oppure ne resteranno fuori?
E Iyad Allawi, l'ex premier nonché paladino per eccellenza del cosiddetto "progetto nazionale", cosa farà? Il suo invito a creare un "fronte di salvezza nazionale" ampio, che porti fuori l'Iraq dalla difficile condizione in cui si trova attualmente troverà ascolto?
Secondo le informazioni che circolano sulla stampa araba, il filo delle trattative, ovvero quelle fra l'INA e Maliki da un lato e Allawi dall'altro - non si sarebbe mai interrotto.
Alcuni giorni fa, un esponente del movimento di Muqtada al Sadr, da Londra, dove i sadristi hanno appena aperto un nuovo ufficio di rappresentanza, aveva dato quasi per certa [in arabo] l'adesione dell'ex premier, e della sua Iraqi National List (ovvero di quello che ne resta), alla nuova coalizione sciita. Dicendo che l'annuncio ci sarebbe stato, appunto, dopo la fine dell'Aid el Fitr.
Oggi il quotidiano al Sharq al Awsat riferisce che le trattative finora non hanno prodotto risultati concreti, però continuano: Allawi avrebbe posto come condizione per entrare nell'INA quella di essere nominato Primo Ministro in caso di vittoria alle elezioni.
Da Baghdad, Radha Jawad Taqi, un esponente di punta del Consiglio Supremo islamico iracheno (ex SCIRI), la formazione maggioritaria all'interno della nuova coalizione sciita, dice che "non c'è nulla di nuovo riguardo agli incontri fra l'INA e l'Iraqi National List, mentre c'è ancora l'invito a quest'ultima a entrare nell'alleanza".
Taqi spiega che "le trattative si sono temporaneamente interrotte, perché Allawi è partito per Washington, e per la festività dell'Aid el Fitr".
Anche riguardo all'eventuale ingresso di Maliki (e di al Da'wa), le cose stanno come prima: vale a dire, nessuna novità. Le notizie che sentiamo – sottolinea - sono solo dichiarazioni ai media qua e là, "ma a livello pratico non c'è nulla di nuovo".
Hakim: porte ancora aperte per Maliki
Ieri intanto il leader del Consiglio Supremo, Ammar al Hakim, ha detto che per Maliki le porte dell'INA "sono ancora aperte". Il Consiglio Supremo, ha aggiunto Hakim, sta facendo di tutto perché nell'alleanza entrino altre forze e partiti: alcune forze, ha spiegato, con una argomentazione non proprio chiarissima, non faranno parte dell'alleanza, ma saranno alleate all'interno di un fronte nazionale ampio, e fra queste c'è il partito al Da'wa.
La nomina del premier, però – ha concluso - verrà lasciata a dopo le elezioni.
Secondo una "fonte politica irachena indipendente" citata da al Sharq al Awsat, l'Iran starebbe facendo forti pressioni perché Maliki entri nell'INA, e questo per garantire che il prossimo governo iracheno resti in mani sciite, e non vada ai laici.
Dalla coalizione di Allawi arrivano notizie contraddittorie.
Allawi vuole essere il prossimo Primo Ministro
Il portavoce della INL, Radwan al Kilidar, dice che il gruppo continua a discutere con tutte le parti, e non ci sono 'linee rosse' con nessuna parte.
"La nostra lista", spiega al giornale arabo, "continua a discutere con l'INA, con il movimento di Sadr, l' Iraqi Islamic Party, e Fadhila, per formare un'alleanza nazionale che protegga l'unità dell'Iraq, e sia lontana dal sistema delle quote confessionali".
Kilidar - al telefono con il giornale da Londra, dove si trova in visita in occasione dell'Aid el Fitr – definisce i colloqui con l'INA "estremamente seri", e smentisce che il suo gruppo sia in trattative con esponenti della coalizione di Maliki – l'"Alleanza per lo Stato di diritto".
Non esclude invece che alla fine l'INL entri nella nuova coalizione sciita, "specialmente dato che il Consiglio Supremo ha rinunciato al progetto federalista per il sud e al sistema delle quote confessionali". Ma c'è una condizione: devono garantire ad Allawi che sarà lui il prossimo Primo Ministro iracheno.
A detta di Kilidar, la coalizione sciita avrebbe espresso la sua disponibilità a cedere il posto di premier ad Allawi in caso di vittoria alle elezioni previste per gennaio: il Consiglio Supremo, che è la sua componente maggioritaria, non si opporrebbe a rinunciare alla candidatura di Adel Abdel Mahdi, suo esponente di punta, nonché attuale vice presidente iracheno - a patto che a candidare Allawi alla guida del governo sia la coalizione.
Sono dichiarazioni decisamente in contrasto con quanto affermato due giorni fa da Hussam al Azzawi, un deputato della INL, all'agenzia di stampa irachena indipendente Aswat al Iraq.
"Dodici entità [politiche] si sono fuse con l'INL, e i colloqui vanno avanti con altre dieci che presto entreranno", aveva detto il parlamentare, sottolineando che "gli orientamenti della lista e il suo programma sono in armonia con il programma dell' 'Alleanza per lo Stato di diritto', e non è escluso che essa entri a farne parte".
Insomma, chi ci capisce è bravo.
Restituire la presidenza della Repubblica agli arabi
Dentro la coalizione di Maliki sarebbe invece il "Movimento nazionale indipendente", guidato dall'ex presidente del Parlamento, Mahmud al Mashhadani: uno dei membri del suo organo direttivo, Mohammed al Samarrai'e, ha smentito con al Sharq al Awsat che la formazione sia uscita dall'alleanza.
"Le due parti continueranno a dialogare dopo l'Aid", ha detto al giornale, per rimuovere alcune difficoltà nelle trattative che non sono così gravi da essere una ragione per andarsene.
Samarrai'e inoltre ha rivelato che "Mashhadani dopo l'Aid visiterà alcuni Paesi arabi, fra cui Giordania, Egitto, Siria, e Libano".
Con una missione precisa: fare in modo che la presidenza della Repubblica irachena torni agli arabi.
Fonti: al Sharq al Awsat, al Hayat
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